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LE GRANDI RIVALITÀ DEL CICLISMO 2

LE GRANDI RIVALITÀ DEL CICLISMO



La rivalità fra Greg LeMond e Laurent Fignon visse il suo momento più alto nell’epica sfida del Tour de France del 1989, quando la maglia gialla si assegnò per soli otto secondi…

 

 

Da una parte il francese Laurent Fignon, il Professore con gli occhiali, il prototipo perfetto del gallico un po’ snob: capelli biondi raccolti, lo stile elegante, la postura in bicicletta sinuosa ed efficace, quasi regale.

 

Dall’altra Greg LeMond, la freccia di Lakewood, stilisticamente non spettacolare (a volte sembrava andasse su più di spalle che di gambe), lo yankee “cheesburger e coca cola” dalla pedalata un po’ arrancante ma sempre incredibilmente potente.

Il “bello” contro il “brutto”, il fioretto contro la clava, il romanticismo di un talento cristallino contro un atleta pragmatico ma capace comunque di emozionare le folle. Calcisticamente parlando, un raffinato dieci alla Antognoni contro un ruvido interditore alla Oriali.

 

Il loro duello si consuma, memorabile e spietato, al Tour de France del 1989, teatro di una sfida epica. A contendersi la Maglia Gialla due corridori simbolo di quel periodo: Laurent Fignon, reduce dai due trionfi alla Grande Boucle del 1983 e 1984, e Greg LeMond, campione del mondo nel 1983, il passista a stelle e strisce che, solo due anni prima, aveva rischiato la pelle dopo essere stato ferito da un colpo di fucile sparato accidentalmente dal cognato durante una battuta di caccia.

 

Il Tour de France 1989 partì dal Lussemburgo e, come sempre, la miccia si accese alle falde delle prime montagne. 6 luglio, Cronometro di Rennes. Nei 73 km di giornata LeMond dà una lezione a tutti i rivali tornando a vestire di Giallo dopo tre anni di incubi. L’americano accumula 5” di vantaggio proprio su Fignon e resta leader della classifica per cinque giorni fino alla tappa di Superbagnares. Pedro Delgado, trionfatore nel 1988 della Grande Boucle, attacca da lontano scortato da Mottet e Millar. Lo scozzese vince la tappa e Delgado guadagna tre minuti e mezzo sul duo Fignon-LeMond. L’americano paga l’attacco del francese sull’ultima salita e la Maglia Gialla passa sulle spalle del Professore con soli 7” di vantaggio su LeMond. Fignon riesce a mantenere la leadership della corsa per altre 5 tappe fino alla cronoscalata di Orciers-Merlette. In quella tappa LeMond si scatena e rifila 50” a Fignon. Due giorni dopo, si arriva all’Alpe d’Huez. La vittoria di tappa va all’olandese Theunisse. Fignon attacca insieme allo spagnolo Delgado: i due rifilano 1’19” a LeMond. La Maglia Gialla torna sulle spalle del transalpino con 24” di vantaggio sull’americano. Il nuovo leader trionfa nella tappa seguente sull’arrivo di Villard-de-Lans. Fignon, ormai, sembra avere il Tour in mano.

 

Nella penultima tappa l’acuto di Greg LeMond sembra la classica vittoria di Pirro. Tra i due ci sono solo 50”: l’ultimo ostacolo tra Fignon e il suo terzo trionfo in Giallo è una breve cronometro di 24 km da Versailles a Parigi. LeMond, nelle prove contro il tempo, è un mostro, ma Fignon non è certo un cronoman da retroguardia. Sembrava, quindi, impossibile che l’americano recuperasse 50” in soli 24 km. Ma il copione regala un epilogo inatteso. 

Fignon aveva già perso il Giro 1984 nell’ultima cronometro battuto da un Moser strabiliante. Era l’occasione per sfatare quel tabù. E invece LeMond conclude con la media spaventosa di 54,545 km/h. Un missile. Fignon chiude la crono arrivando sui Campi Elisi in 2ª posizione, ma a 58” di ritardo dall’americano. Il Tour va a LeMond per otto miseri secondi. La storia, però, è stata scritta a quattro mani.

 

Nella foto, I campioni Laurent Fignon e Greg LeMond –  foto Eric Gaillard

 

a cura di mario Pugliese Copyright © INBICI MAGAZINE

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