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SAMUELE BONETTO, GLI EUROPEI NEL MIRINO DOPO UN TRITTICO DA URLO


“Sembra una barzelletta ma è successo davvero: seconda gara su pista e ho vinto il mondiale dopo l’europeo. Pazzesco, incredibile, non ci credo ancora”.

Samuele Bonetto è il campione del mondo. Continua ad indossare, da quando è allievo, maglie su maglie. Da quelle tricolori per finire a quella di campione del mondo quattro sere fa, ai mondiali su pista a Il Cairo.

Ma l’atleta di Montebelluna, portacolori del Giorgione Molino di Ferro, non ha nemmeno il tempo di assaporare questo trionfo: “Sono sceso dall’aereo sabato sera e risalito in bicicletta domenica mattina per gareggiare a Cesiomaggiore. Ma mercoledì mattina alle 9,00 scatterò dalla pedana a Trento dove disputerò i campionati europei a crono.

Mi hanno detto di portare via anche la bicicletta da strada. Potrebbe attendermi anche quella prova. Finiti gli europei affronterò alcuni allenamenti e forse una corsa con il Giorgione per poi volare ai mondiali in Belgio dove correrò la prova su strada sempre a crono, in quanto titolare della maglia tricolore. Insomma, una vita sempre di corsa in questo periodo…”.

Campione del mondo inseguimento individuale. Non te ne rendi ancora conto: “Non so davvero da dove cominciare. Praticamente a Il Cairo è stata ‘toccata e fuga’: sono sceso in pista, ho fatto le qualificazioni, corso la finale e vinto. Non ho avuto problemi a superare il mio avversario, il tedesco Jasper Shroeder. Arrivavo dalla Repubblica Ceca dove ho partecipato con la nazionale strada alla Corsa della Pace. Ho semplicemente cambiato valigia, fatto un paio di lavatrici e via di nuovo verso l’Egitto”.

Raccontaci le emozioni iridate, sei campione del mondo: “Ripeto, non me ne rendo ancora conto. Diciamo che a Il Cairo sono andato un po’ più preparato rispetto all’Europeo. Ora riesco a destreggiarmi meglio sulla partenza, con i rapporti, ho più confidenza con l’anello di legno. Mi sono sentito più sicuro. Comincio a sentirla un po’ più mia la pista. Mi piace e mi dà grandi soddisfazioni”.

Immaginiamo, vincere un tricolore, un europeo e un titolo iridato. Non è cosa da poco: “Ecco la trasferta in Egitto si è rivelata più complicata del previsto. Dal punto di vista burocratico, con tamponi, green pass e altri controlli. Però il velodromo mi è piaciuto molto. Un anello di legno di 250 metri con copertura solo sulla pista e aperta ai lati. Si trova nella zona centrale della città, che è davvero caotica, una zona molto ventosa e vicina alle Piramidi che però non ho avuto il tempo di visitare. Devo dire che è stato un mondiale organizzato molto bene e sono rimasto impressionato nel vedere e conoscere realtà come quelle delle nazionali africane che si destreggiano con materiali per noi estremamente datati. La voglia di questi ragazzi africani di fare sport e di voler emergere anche senza aver poco o nulla”.

Hai voluto correre lo stesso domenica mattina, per stare con i tuoi compagni: “Io devo molto al Giorgione e soprattutto a Beppe Parolisi oltre che al presidente Leopoldo Fogale che mi ha dato fiducia incondizionata. E ho voluto andare a correre a Cesiomaggiore, perché ormai la stagione su strada sta terminando e io sarò impegnato sia all’europeo che al mondiale. Ci tenevo ad indossare in gara la maglia del Giorgione e stare con i miei compagni, fare una foto e condividere le ultime emozioni prima di passare tra gli under 23. Alcuni non li incontrerò più, chi smette, chi sarà in squadre differenti. Comunque ho messo in chiaro con la Zalf che io continuerò a fare pista”.

Non nasconde le emozioni nemmeno Leopoldo Fogale, da 26 anni presidente del Giorgione Molino di Ferro: “Questo mondiale e ancora prima il titolo europeo e quello tricolore sono una cosa strepitosa. Posso fare solo i complimenti al direttore sportivo Beppe Parolisi che ha avuto naso nel seguire questo ragazzo. Avevo perso un po’ l’entusiasmo per il ciclismo ma con Samuele Bonetto sono tornato a gioire. Nel 2000 avevamo vinto il titolo tricolore strada con Nico,a Scattolin in Friuli.

Nel 2010 con Paolo Simion un altro titolo tricolore su strada e poi un titolo europeo su pista. Nel 2002 avevo curato la prova tricolore su strada della settimana tricolore con arrivo ad Asolo e vinta da un giovane junior di nome Vincenzo Nibali. Mi era rimasto l’amaro in bocca per il mondiale di Maastricht del 2000. Avevamo in fuga Scattolin con la nazionale, ma lo bloccarono in favore di Buccero. Scattolin lo poteva vincere quell’iride. Dopo 20 anni ci è arrivato. Il 30 settembre festeggeremo Samuele ma attendiamo gli europei e mondiali, magari ci arriva qualche altra sorpresa…”. 

a cura di Tina Ruggeri – Copyright© InBici Magazine ©Riproduzione Riservata

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