Il top di gamma tra le bici da velocità dell’azienda vicentina ora viene proposto anche con i freni a disco. È nato così un connubio perfetto tra funzionalità, aerodinamica e stile
“Per sostenere la concorrenza orientale è necessario puntare sulla qualità, l’altissima qualità dei processi produttivi. E poi a tutto questo serve aggiungere un’attenzione verso l’estetica che renda la bicicletta ancora più appetibile rispetto a quanto di buono sanno fare oggi le grandi aziende che producono in Asia”. Dal vangelo secondo Alcide Basso, uno che la sua azienda di biciclette l’ha fondata nel 1977, quando in Cina si coltivava solo il riso. A quei tempi fu tra i primi ad esportare i suoi prodotti oltre confine (in particolare in Germania) e oggi, a distanza di 41 anni, ancora produce tutto “in casa”, anche se quello estero resta – numeri alla mano – il mercato principale delle biciclette che portano il suo cognome.
Training Camp Spagna Costa Blanca
2 date disponibili: dal 18 al 25 Gennaio e dal 15 al 22 Febbraio
Un'esperienza imperdibile per gli appassionati di ciclismo
Scopri di più
Fino a venti anni fa la produzione Basso era tutta in acciaio e in minima parte in alluminio ma, con la transizione dalle leghe metalliche al carbonio, Alcide Basso è stato capace di convertire la sua produzione verso il composito: lo ha fatto aprendo un polo di lavorazione e produzione che ha sede nei pressi di Vicenza e che, oltre ai telai di altissima gamma delle biciclette da corsa, costruisce parti o componenti destinati al settore aeronautico, alla Formula Uno e al settore aerospaziale.
Così come accade per tutti i manufatti in composito cosiddetti “monoscocca”, anche in questo caso i prodotti sono realizzati da stampo, ma qui gli stampi usati sono essi stessi costruiti in carbonio, al fine di conferire loro un’omogeneità e una resistenza superficiale superiori, che appunto li rendano concorrenziali rispetto ai migliori prodotti in carbonio che provengono dai mastodontici e prolifici poli produttivi orientali del composito.
In ambito di telai per biciclette, la prova più “fresca” di quanto abbiamo appena detto è la Diamante SV: è un telaio in materiale composito progettato nella sede di Basso Bikes presso Romano degli Ezzellini e poi costruito e verniciato nel polo produttivo di Vicenza.
“Questa bici – ci spiega ancora orgoglioso Alcide Basso tenendo in mano la sua ‘creatura’ – è un esercizio tecnico e poi estetico messo assieme. È un prodotto che sintetizza anni ed anni di esperienza, è una bici che ha già riscosso unanimi consensi tra i nostri clienti storici sparsi per il mondo”. Prima di tutto clienti tedeschi e giapponesi, che vanno pazzi per le bici Basso come questa, la stessa che l’azienda vicentina ci ha dato l’occasione di provare proprio a casa sua, lo scorso mese, sulle colline che che circondano l’asolano e che fanno da proscenio dolce ad un monte Grappa in quel momento ancora imbiancato di neve. Noi di InBici abbiamo testato la versione più aggiornata della Diamante SV, la Diamante SV Disc, che ovviamente è quella per freni a disco. In realtà la “Disc” è identica alla sua progenitrice per quel che riguarda le geometrie, le forme dei tubi e l’appartenenza al segmento “aero”.
Bici “disco” superveloce
“SV” sta per Superveloce: è una sigla battezzata da Basso due anni fa, quando introdusse in gamma la sua prima aero-bike, appunto la Diamante SV, che a sua volta era la versione aerodinamica della Diamante, che è bici tuttora presente in gamma ma che – rispetto alla prima – è più adatta per gli scalatori.
Dal settembre dello scorso anno la Diamante SV è proposta anche in versione Disc, costruita sempre con o stesso mix di fibra di carbonio ad alto modulo della variante standard (principalmente la T800 e la T1000) e sempre realizzata a Vicenza, utilizzando un procedimento di costruzione che si avvale di stampi in carbonio. Differente tra i due modelli è soltanto la stratificazione del carbonio utilizzata sugli steli e sui foderi posteriori bassi che, in previsione di stress meccanici maggiori determinati dal rotore, sulla versione “Disc” ricorre a laminazioni e spessori interni differenti. Non cambiano invece le forme dei tubi, tutti progettati per ridurre il più possibile la resistenza frontale all’aria e per ottenere un risultato estetico e di design oggettivamente molto accattivante.
Perseguono questo obiettivo i foderi “a coltello” della forcella e allo stesso modo ricerca la massima penetrazione all’aria il bel tubo verticale che va a “copiare” i limiti della ruota posteriore. Ci sono però ulteriori piccoli dettagli in grado di rendere la Diamente SV Disc ancor più filante, ancor più accattivante e ancor più esclusiva rispetto a quanto oggi siamo abituati a vedere nell’affollato panorama delle bici aero.
Reggisella 3B, sterzo Comfort Kit
Così come accade su tutte le bici di altissima gamma Basso, anche il tubo verticale della Diamante SV Disc impiega uno standard proprietario e brevettato, che ottiene il duplice obiettivo di migliorare la resa pratica e la resa estetica di questo comparto. Ci riferiamo al sistema di bloccaggio chiamato 3B Basso, che consente di ottenere un accoppiamento semi-integrato tra tubo verticale e reggisella attraverso un’architettura di funzionamento che non provoca stress sul materiale composito soggetto al serraggio. Il tutto è esteticamente molto “pulito” e inoltre ha un’implicazione positiva relativa al comfort per chi è in sella: quel che accade, infatti, è che al posto del più comune vite con expander interno, qui a bloccare il tubo reggisella dedicato provvede un perno in gomma che serra posteriormente il reggisella.
La porzione interna del tubo verticale è inoltre corredata da una sorta di collare in gomma che interfaccia le due superfici e che svolge la funzione di assorbire le vibrazioni ad alta frequenza trasmesse dall’asfalto.
Dal nodo di sella ci spostiamo poi all’avantreno per parlare del secondo sistema proprietario che rende le bici Basso come questa esclusive ed inimitabili: in questo caso la sigla usata è Comfort Kit ed anche qui la funzione è sia estetica che, in primo luogo, funzionale, pratica ed aerodinamica.
Comfort Kit indica le fattezze e la componentistica utilizzata nella zona superiore del tubo di sterzo, sulla quale è possibile utilizzare o meno una cover specifica e degli adattatori ad-hoc per personalizzare la posizione del set di guida in base alle proprie esigenze ergonomiche e tutto questo senza compromettere le caratteristiche di rigidità laterale di una zona di sterzo in cui tutti i componenti rimangono solidali tra loro. Da parte sua il look, a prescindere da come si vorrà montare il Comfort Kit, risulterà sempre “pulito” e filante rispetto all’aria che lo colpisce frontalmente.
Montaggi, prezzi, opzioni
La Diamante SV Disc è prodotta in cinque taglie, 45, 48, 51, 53, 56, 58 e 61 centimetri, tutti relativi all’altezza del tubo verticale misurato “centro/fine”. Sei i montaggi previsti “alla carta”. Con lo Shimano Ultegra Di2 e ruote Microtech Carbon 38 mm (7893 euro), Campagnolo Record e ruote Bora One (9406 Euro), Campagnolo Record e ruote Microtech Carbon 38 mm (8160 euro), Campagnolo Record e ruote Microtech Alu 38 mm (7110 euro) e infine con lo Shimano Ultegra Di2 e ruote Microtech Alu 38 mm (6843 euro). I colori disponibili prevedono la colorazione Italia che abbiamo testato oltre alla Blue /Fluo Orange, Black/Anthracite, Pastel White e MAAP.
In prova
Abbiamo testato una Diamante SV Disc in taglia 51, montata con un gruppo Campagnolo Super Record completato con il nuovo impianto frenante idraulico disc della Casa veneta che, per l’occasione, montava due rotori da 160 millimetri. Campagnolo forniva anche le ruote delle Bora One “gommate” con copertoncini Michelin Pro4 da 28 millimetri, mentre alla sella provvedeva Astute, con il modello Skylite Carbon. L’attacco manubrio Basso in alluminio e la curva Microtech Quantium in carbonio completavano il montaggio, il tutto per un peso complessivo di 7.3 chili, da considerarsi di tutto rispetto se si considera che abbiamo a che fare con una bici “disc” e inoltre se si pensa che le coperture da 28 mm pesano quasi 2 etti in più rispetto ai più usuali pneumatici da 25 mm.
Il percorso di prova prevedeva terreni di tipologia differente: porzioni pianeggianti dove mettere alla prova la bici in velocità, salite corte e conseguenti discese corte (e in certi casi anche ripide) dove saggiare lo stile di guida di questa full-carbon interamente Made in Italy. La sensazione che emerge immediata è che, nonostante la sua essenza di bici aero, la Diamante SV Disc è una bici incredibilmente comoda e confortevole: che poi quanto di questo comfort sia ascrivibile agli pneumatici da 28 millimetri (gonfiati a 6 atmosfere) e quanto invece al comfort kit ci è stato impossibile distinguerlo con esattezza; fatto sta che, in questo caso, le forme affusolate, taglienti e in certi casi “cattive” che mostra il frame non si traducono affatto in un telaio granitico e “spacca schiena”. Tutt’altro.
Del resto, che il modello testato sia risultato comodo è stato anche per merito dei tre spessori distanziali che abbiamo lasciato montati sul Cmfort Kit, che hanno incrementato non poco il comfort nella stazione di guida. Resta il fatto che se siete agonisti sfegatati, se siete di quelli che ricercano uno stile di guida il più possibile schiacciato vero il suolo, questa bici ha altri tre centimetri in meno per abbassare il “cockpit” di quel che invece abbiamo utilizzato noi. Capitolo feeling nella condizione del mezzo: la geometria è molto equilibrata, l’avantreno si percepisce solido e sicuro sull’asfalto. Nulla di meglio per incrementare ancor più la sicurezza di guida rispetto a quel che già di per sé ti trasmette un impianto valido ed efficiente come è il nuovo impianto a disco della Campagnolo (unico dettaglio è che chi scrive preferisce il rotore da 140 millimetri, non 160 come quelli trovati perché, nel primo caso, la risposta nella frenata è ancor più modulabile ed è meno secca, soprattutto quando il peso di chi è alla guida non è elevato, 65 chili).
Discorso reattività: i 400 millimetri di lunghezza del carro posteriore ti fanno sentire bene la ruota “sotto”; in realtà, la prontezza allo scatto di questo modello non è certo da record, ma se questo accade, ne siamo sicuri, è per via di un peso complessivo non certo al livello delle top bike da corsa con freni tradizionali. Ad esempio siamo certi che, semplicemente sostituendo le coperture da “28” con più minimali pneumatici da 23 mm, la Diamante SV Disc può cambiare volto e diventare un mezzo affidabile e prestazionale anche in contesti competitivi, rispetto ai quali il set-up trovato montato non era certo dei più indicati.
Contatti: Basso Bikes, tel. 0423/923019, info@bassobikes.com, www.bassobikes.com
a cura di Maurizio Coccia Copyright © INBICI MAGAZINE