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Peter Sagan (SVK - Bora - Hansgrohe) - photo POOL TDW/BettiniPhoto©2017

L’ORACOLO DI MAGRINI: “NON SOLO SAGAN”


Cambi di maglia e giovani rampanti: per il commentatore di Eurosport “nel 2018 non ci sarà un solo mattatore”

 

Per una volta lo interroghiamo con il “senno di prima”. Un rischio calcolato per Riccardo Magrini che la nomea di “paragnosta” ce l’ha appiccicata addosso da un bel po’.

Che stagione ci aspetta? Sarà ancora Sagan il dominatore? Come finirà l’affaire Froome? E l’Italia tornerà finalmente a vincere una grande classica? Il “re” dei pronostici, dall’alto della sua scienza, anticipa per i lettori di InBici i verdetti della stagione ormai iniziata.

Riccardo Magrini, che anno sarà?

“L’addio di Contador, che spero d’incontrare durante qualche telecronaca, ha segnato l’inizio di un nuovo ricambio generazionale. Oggi vedo tanti giovani talenti all’orizzonte, prospetti di qualità in grado di sovvertire le gerarchie del ciclismo mondiale. Se a questo aggiungiamo il cambio di casacca di molti big, che ha inevitabilmente sparigliato un po’ le carte, possiamo dire che mai come quest’anno fare pronostici è un esercizio rischioso. Per altro, l’inizio di stagione, con i primi verdetti in Australia e in Sudamerica, non ha certo contribuito a diradare certi dubbi…”.

In che senso?

“Nel senso che i big sono partiti tutti molto forte, dividendosi equamente i primi successi. Ha vinto Sagan, ma anche Greipel, Ewan, Degenkolb, Viviani e tanti altri. Insomma, se il buon giorno si vede dal mattino, quest’anno ci divertiremo parecchio perché non mi pare che, con queste premesse, il 2018 avrà un solo mattatore”.

E l’Italia?

“L’Italia, rispetto al passato, può contare su un manipolo di giovani sicuramente di valore, in grado di regalarci qualche bella soddisfazione. Penso a Formolo, Bettiol, ma anche a Felline che, nell’ultima stagione, ha avuto solo qualche problema di salute di troppo ma che, sul piano tecnico, non si discute. E poi non possiamo dimenticare Moscon, uno che potrebbe fare bene anche alla Sanremo”.

Gianni Moscon (ITA – Team Sky) – photo Bettiniphoto

A proposito, dopo la beffa del 2017, sarà finalmente la volta di Sagan?

“Mah, Sagan ci ha abituato a tutto, dunque dentro il pronostico ce lo devi mettere per forza. Però, secondo me, lo slovacco deve guardarsi da due avversari: il primo è Degenkolb che, come tutti i tedeschi, ha un certo feeling con la Classicissima visto che nell’albo d’oro c’è finito persino Ciolek; e poi c’è il francese Alaphilippe che lo scorso anno è finito terzo, ma nel corso della stagione ha dimostrato di poter duellare con tutti. In ogni caso, per avere una griglia più precisa, bisognerà attendere almeno i verdetti della Parigi Tours e della Tirreno-Adriatico perché, di solito, chi vince la Sanremo qualche segnale prima lo dà…”.

Sui grandi giri aleggia, invece, il grande enigma Froome…

“L’ennesimo caso in cui il ciclismo si ostina a farsi del male. Perché è da settembre che si parla del Salbutamolo di Froome e, a febbraio, ancora nessuno sa come finirà questa vicenda. Direi inaccettabile”.

Lei come la chiuderebbe?

“Io, come ho sempre detto e ripetuto, ai ciclisti che si dopano darei la radiazione, ma ogni caso ha la sua storia e dunque non ci credo che Froome abbia vinto la Vuelta grazie ai ‘puf’ del Ventolin. Qui non parliamo di Epo, bensì di un medicinale anti-asma. Se proprio vogliono togliergli il Giro di Spagna facciano pure, ma non si illudano che la gente capisca. Perché così si fa solo un favore ai detrattori irriducibili del ciclismo”.

John Degenkolb -Bettiniphoto

Anche a lei non piacciono le sentenze retro-attive?

“Non piacciono a me e neanche ai veri appassionati che, ancora oggi, nutrono fondate perplessità sui sette Tour tolti ad Armstrong”.

Malgrado questi macigni sull’immagine del ciclismo, gli appassionati non si arrendono e l’amore per questo sport non passa mai di moda…

“E’ verissimo. Il pubblico che ho visto lo scorso anno ai Mondiali norvegesi, ad esempio, è stato qualcosa d’indimenticabile, ma in tante altre occasioni ho toccato con mano la grande passione che, al di là dei tanti tradimenti, ancora circonda questo sport. Il ciclismo potrà anche farsi del male, ma la passione non puoi ucciderla. Finché ci saranno i veri appassionati, quelli che si accampano due giorni prima col camper per vedere transitare per 30 secondi un corridore, possiamo essere ottimisti”.

Dopo Contador, per chi farà il tifo Magrini?

“Sono, come tanti, alla ricerca di un nuovo idolo. Di nomi ce ne sono parecchi, ma sto ancora aspettando l’impresa che mi conquisterà. E come sarebbe bello se quell’impresa, finalmente, parlasse italiano”.

Copyright © INBICI MAGAZINE

Riccardo Magrini
Ex ciclista professionista , dirigente sportivo e commentatore per il ciclismo di Eurosport

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