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Gianni Moscon

Moscon: “L’infortunio allo scafoide ha reso tutto più difficile, ma sono pronto a vivere una grande seconda parte di stagione”


Gianni Moscon è senza dubbio uno dei corridori più forti che l’Italia ha avuto al via delle corse sul pavè, in quanto gli ottimi risultati ottenuti nel 2017 (15/o al Fiandre e 5/o alla Roubaix) lo hanno fatto diventare la principale speranza azzurra per le classiche del Nord. Purtroppo il 2018 non ha portato i risultati sperati. Riportiamo di seguito l’intervista esclusiva realizzata con il corridore del Team Sky durante il programma radiofonico Ultimo Chilometro, che è possibile riascoltare per intero cliccando qui.

Gianni, vorrei iniziare con te dalla nota tragica della corsa di domenica, la morte di Michael Goolaerts. Come avete vissuto in gruppo questa tragedia?

Canale InBici Media Group

“E’ stata davvero una notizia che ha sconvolto tutti, nel nostro mondo e anche fuori. Sono quelle cose che non vorresti mai che accadessero. Non mi sono proprio accorto della caduta di Michael perchè ero più avanti nel gruppo, ho appreso la notizia solo dopo l’arrivo, una volta arrivato sul bus della squadra. Penso non ci siano parole per esprimere ciò che si prova in questi momenti. La Roubaix è la corsa che ogni corridore sogna di affrontare, fin da quando siamo bambini.E’ stato davvero un evento che ci ha lasciato tutti senza parole”.

Veniamo ora a alla tua prestazione al Fiandre e alla Roubaix. Come giudichi le tue prestazioni sul pavé dopo che lo scorso anno eri riuscito ad ottenere degli ottimi piazzamenti?

“Ad essere sincero la gamba non era delle migliori, nelle classiche non mi sono mai sentito al top, forse perchè ho svolto qualche errore nella preparazione. Durante l’inverno, in seguito al mio infortunio, la rottura dello scafoide destro rimediata a novembre, sono dovuto stare fermo per un bel po’ di giorni, e questo non ha contribuito ad essere al 100% per le classiche. Ormai è andata, insieme al Team Sky abbiamo già programmato la seconda parte di stagione e speriamo che arrivino dei risultati perchè tutti noi pensavamo che la mia campagna del Nord sarebbe andata bene”.

Hai detto una cosa molto interessante, perchè queste classiche devono essere preparate in pieno inverno. Tu quando hai iniziato a pedalare in vista di questa stagione?

“Ho iniziato ad andare in bici il 10 dicembre, mi è mancata tutta la parte precedente, nella quale si fa fondo e si allena il fisico alla resistenza e al recupero. Dato che sono dovuto stare fermo per l’infortunio, ho iniziato un mese più tardi rispetto alla tabella di marcia e mi sono fatto prendere la mano per recuperare il terreno perduto, facendo allenamenti molto intensi. In questo modo ero in una discreta condizione già a gennaio, quando ho conquistato il secondo posto a Mallorca, però avevo il presagio che non sarei riuscito a mantenere a lungo questa condizione. Ad Harelbeke sono stato bene, ma è stata la mia unica giornata di grazia. Con il cuore ho corso Fiandre e Roubaix a tutta, ho provato a seguire Terpstra nell’azione buona ma le mie gambe non ce l’hanno proprio fatta”.

Cosa ti porti dietro da questa nuova esperienza sul pavé, anche se non ha portato a degli ottimi risultati?

“Ancora una volta ho la consapevolezza del fatto che sono corse nelle quali bisogna rischiare per vincere, lo ha dimostrato ampiamente Peter Sagan. Se hai la condizione buona è giusto provarci, Sagan era il più forte domenica a Roubaix. Anche Terpstra e Van Avermaet erano in grande forma, ma hanno perso l’attimo. Quindi, a maggior ragione, in queste corse, nelle quali si corre tutti contro tutti, il modo migliore per affrontarle è non aspettare ma provarci nn appena si ha la sensazione di stare bene”.

 

 

A cura di Carlo Gugliotta

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