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Bici al Chiodo 2019 - 18th Edition - Campagnola Emilia - 27/01/2019 - Giorgia Bronzini - Arnaldo Pambianco - photo Gianfranco Soncini/BettiniPhoto©2019

RIFORMA UCI FEMMINILE. IL PARERE DI GIORGIA BRONZINI


Oggi continuiamo la nostra inchiesta sulla Riforma UCI del ciclismo femminile. Uno dei diritti per i quali le cicliste si son sempre battute riguarda il salario. A partire dal 2020 tutte le atlete dei World Team avranno uno stipendio minimo garantito.

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Nella prima stagione la soglia sarà di 15.000 euro l’anno, per poi salire a 20.000 nel 2021 e a 27.500 l’anno successivo. Proprio da questi importanti novità iniziano le considerazioni di Giorgia Bronzini, ex atleta di primissimo livello e ora direttore sportivo alla Trek Segafredo: “Credo che sia una riforma molto positiva per noi, anche se andrebbe fatta con più calma, passo dopo passo. Forse hanno accelerato un po’ troppo i tempi per quanto riguarda i budget e il minimo salariale. Io, per mia fortuna, faccio parte di un team che ha le possibilità per fare questo importante passo, ma penso soprattutto alle squadre più piccole che potrebbero non avere le risorse necessarie. Non vorrei quindi ritrovarmi una delle poche a essere in una squadra W.T. Il rischio è quello di non far crescere il movimento ma al contrario aumentare il divario tra chi ha le finanze e chi no”.

 

 

Nel 2023 dovrebbe esser introdotto per la prima volta lo status di neo-professionista anche per le cicliste. Una novità importante che vuole cercar di garantire maggiori tutele alla categoria, ma che può portare anche a una dura selezione. “Sarebbe bello – continua l’ex campionessa del mondo – far capire che le ragazze sono delle professioniste a tutti gli effetti e penso che sia giusto anche metterle alla prova. È giusto controllare la professionalità delle atlete. Per chi non riuscisse a compiere questo salto di qualità, sarebbe opportuno organizzare delle gare minori, anche per garantire un vivaio”.

Giorgia Bronzini conclude la sua analisi parlando dell’introduzione dei giorni massimi di corsa: 75, senza conteggiare le convocazioni con la nazionale. “Non credo sia un problema. In tutta la mia carriera ho fatto quasi sempre le stesse corse e penso di non aver mai sforato tale cifra. Io personalmente, negli ultimi anni da ciclista, preferivo correre di più, anche perché non avevamo un calendario particolarmente fitto e impegnativo”.

a cura di Davide Pegurri per InBici Magazine

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