Un’incredibile cavalcata di quaranta giorni dall’Abruzzo fino al Paese di origine della sua famiglia, con l’obiettivo di unire diverse culture, lingue e tradizioni, sensibilizzando e dando la possibilità di creare nuove realtà legate alla bicicletta. Latifa Benharara è nata e vive a Sulmona (L’Aquila) e da quando ha scoperto l’amore verace per il ciclismo e per le due ruote, si è messa in moto entrando nel nostro mondo ricoprendo diversi ruoli. L’abbiamo incontrata domenica 19 marzo a Cittiglio (Varese), in occasione del Trofeo Alfredo Binda, prova UCI World Tour femminile.
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“Il ciclismo è la mia passione e in un certo senso ha aperto le porte della mia professione.
Già Guida Cicloturistica Sportiva sarò tra poco (ufficialmente) giornalista pubblicista.
Da un anno opero come Direttore di Corsa regionale e mi auspico di passare tra non molto al nazionale ed internazionale. La sicurezza è la mia priorità, senza di noi direttori, le corse italiane non partono ed abbiamo bisogno di un ricambio generazionale. La mia vita è qui, ho anche partecipato a gare amatoriali XCO ed Enduro, trovarsi ad eventi come il Trofeo Binda fa solo del bene, è una giornata di festa e la bici porta convivialità e apre gli orizzonti a chi vive lo sport con il giusto spirito”.
Latifa ci racconta nel dettaglio il suo futuro viaggio ed i suoi occhi si riempiono di emozioni: “Il sogno di andare in Marocco in bicicletta nasceva quando ero piccola, ma negli ultimi anni si è sviluppato quasi per scherzo. Alla fine sta per diventare realtà! Non sarà un semplice viaggio che collega due Paesi, ma vuole essere un ponte tra Occidente ed Oriente, unendo culture diverse e popoli diversi e con uno scopo sociale, la bici deve essere accessibile a tutti: ci sono famiglie in Marocco che non hanno la possibilità economica di acquistarne una per i propri figli, figuriamoci di avere scuole di ciclismo come quelle strutturate in Italia. L’obiettivo è di aiutare i bambini italiani e soprattutto marocchini ad andare in bicicletta, quindi partirò da Sulmona a metà giugno raggiungendo in quaranta giorni il deserto marocchino del Sahara, percorrendo 4000 chilometri attraversando Abruzzo, Umbria, Toscana, Liguria, la costa mediterranea di Francia e Spagna fino a Gibilterra, da dove raggiungerò Tangeri in traghetto, arrivare a Casablanca, per poi avere come meta finale la città di Zagora, nel cuore del deserto”.
Una impresa realizzata in bicicletta da una donna: questo è uno dei messaggi che Latifa vuole lanciare verso la gente, lo sport e la bicicletta devono unire i popoli, le culture e le persone, senza alcun pregiudizio discriminatorio di carattere religioso, culturale e sessuale. Una donna, come un uomo, in molte zone del mondo, è considerata come di sesso debole, a cui vanno vietati anche semplici, banali diritti e doveri. Siamo nel 2023 e questa definizione stereotipata deve essere abolita partendo dall’insegnamento ai bambini, dalla base, come semplice educazione civica, materia che in Italia non viene più trattata nelle scuole.
Ci sarà la possibilità di seguire il percorso creato personalmente e nei minimi dettagli da Latifa, la quale sarà accompagnata da una ammiraglia al seguito con autista e meccanico a sua disposizione e di chi avrà desiderio di condividere con lei questa avventura nelle 40 tappe in 4 nazioni.
Una impresa che avrà il sostegno di numerosi sponsor ed il patrocinio delle Federazioni Nazionali e dell’Unione Ciclistica Internazionale. Una conferenza stampa di presentazione verrà annunciata nelle prossime settimane e inbici.net sarà a disposizione per il racconto periodico di questo indimenticabile viaggio, tra cicloturismo, solidarietà e che unisce differenti culture e popoli.
A cura di Andrea Giorgini Copyright© InBici Magazine ©Riproduzione Riservata