Una vita di eccessi nella difficoltà di accettare il successo e di viverlo serenamente. Jan Ullrich, ex ciclista tedesco di altissimo livello (vincitore del Tour de France nel 1997 e della Vuelta a España nel 1999, oltre che di un titolo olimpico a Sydney 2000 e di tre titoli mondiali su strada, uno in linea dilettanti e due a cronometro Elite), si è raccontato nel documentario dal titolo “Jan Ullrich-The Hunter“,
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“Settecento sigarette fumate in un giorno per tenere fede ad una sfida“, ne ha parlato l’ex corridore teutonico, grande rivale di Marco Pantani nel Tour del 1998. “Non ho bevuto per nove mesi, ma un giorno ho bevuto un bicchiere e dopo un po’ ho perso il controllo. Sono passato dal vino al whisky. Prima un bicchiere al giorno, poi due“, il racconto di Kaiser Jan.
“Ero un atleta di alto livello e ciò mi ha permesso di vincere un Tour ma anche di andare nella direzione opposta. Potrei bere più whisky e inalare sempre più cocaina. Molte persone si sarebbero suicidate, ma il mio corpo ha resistito. Inventavo delle sfide. È un mistero come ho fatto a resistere così a lungo“, ha ammesso il 50enne nativo di Rostock.
“La caduta dal piedistallo di favorito al Tour arrivò nel 2006. Sono passato da purosangue a cavallo da fattoria. Questo è difficile e mi fa ancora male. Mi creo problemi per i miei errori e debolezze. Ero in cima, sono caduto all’inferno e ora lotto per stare in mezzo“, le considerazioni dell’ex atleta tedesco legate alla vicenda dell’Operación Puerto che lo vide coinvolto nello scandalo del “doping ematico”.
E poi la depressione: “Nel 2018 ero al punto più basso, con tutto quello che una persona può sopportare fisicamente e mentalmente. Tanto da temere che il passo successivo sarebbe stato la morte” (Fonte: ANSA).
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