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IL CASO FROOME: ASMA, TRA VERITÀ E FALSI MITI


Focus su una patologia che, debitamente curata, non pregiudica, in alcun modo, le prestazioni di un atleta. Parola di pneumologo.

 

Negli ultimi tempi, per via del caso di Chris Froome che appare continuamente sui vari organi di informazione specializzati in ciclismo, si parla di asma.

Il corridore britannico è infatti risultato “non negativo” ad un controllo alla Vuelta di Spagna da lui vinta nel 2017, subito dopo aver conquistato anche il Tour de France.

Il corridore del Team Sky, nello specifico, è risultato positivo al salbutamolo, sostanza che, secondo la versione ufficiale del team, avrebbe assunto per curare l’asma. I sintomi, nell’ultima settimana della Vuelta, “si sono intensificati – si legge nel comunicato stampa ufficiale – e, su suggerimento del medico, Froome ha aumentato il dosaggio di salbutamolo, pur rimanendo nei limiti”.

Senza voler entrare nel merito della disputa legale, ci siamo posti una domanda molto più ad ampio raggio: come mai tanti ciclisti soffrono di asma? Anche in passato, infatti, sono tantissimi i corridori che hanno dovuto fare i conti con questa patologia.

Ma non c’è solo questo aspetto: è normale per un asmatico praticare attività fisica ad un livello così alto? In altre parole, praticare il ciclismo è davvero una buona idea per le persone che soffrono di asma?

Per avere alcune delucidazioni in merito abbiamo deciso di chiedere l’opinione del dottor Marino De Rosa, appartenente all’unità operativa di pneumologia dell’ospedale San Filippo Neri di Roma.

Professore, che cos’è l’asma?

“L’asma è un disturbo che provoca delle difficoltà respiratorie. In linea generale, siamo abituati a distinguere tra asma intrinseca ed estrinseca: quest’ultima deriva da un allergene, ovvero da un qualcosa che fa scaturire in noi la reazione allergica. La prima, invece, è di tipo congenita. Abbiamo quindi due tipi diversi di cause scatenanti e, di conseguenza, varia anche la terapia farmacologica. In caso di asma estrinseca in un paziente giovane, nelle prime decadi di vita è possibile fare una terapia desensibilizzante attraverso dei vaccini: in questo modo possiamo rendere il paziente meno sensibile all’organismo che provoca la reazione allergica. Nelle forme intrinseche, invece, si cerca di incoraggiare la persona ad uno stile di vita sano, evitando, per esempio, il fumo di sigarette”.

Chris Froome -photoBettiniphoto

 

L’asma può essere un effetto collaterale di chi pratica il ciclismo?

“Può esserlo, ma non solo per il ciclismo. Il discorso, infatti, può essere esteso a tutti coloro che praticano sport all’aperto. Possono entrare in gioco diversi fattori. Prima di tutto, il ciclismo è uno sport che implica un dispendio di energie fisiche particolarmente intenso e l’esercizio aerobico può scatenare un broncospasma. Inoltre, lo sforzo viene fatto in diverse condizioni atmosferiche, che possono anche cambiare più volte in un giorno. Pensiamo, per esempio, alle corse a tappe: nelle gare che si svolgono in montagna si passa dalle vette, dove magari c’è molto freddo, alle zone a valle, nelle quali magari ci sono temperature più accettabili. Può anche capitare di correre al freddo per un giorno e al caldo estremo il giorno seguente: queste condizioni possono portare molto facilmente a una crisi asmatica. I ciclisti, inoltre, cambiano ogni giorno hotel: cambiare letto ogni notte e stare spesso a contatto con la moquette può incidere negativamente nel controllo della malattia asmatica”.

Fino ad adesso abbiamo parlato dei corridori agonisti. Per chi pratica il ciclismo a livello amatoriale possono esserci dei problemi legati a crisi di asma? 

“Può succedere anche a chi va in bici per semplice divertimento e non per fini agonistici, ma sottolineo e ribadisco che è l’esercizio fisico in sé che può portare a un broncospasma”.

photo Bettiniphoto

 

Lei rilascerebbe un certificato medico di sana e robusta costituzione ad un paziente che soffre di asma ma che vuole gareggiare in bici?

“Certo che gli farei il certificato, non ci sono controindicazioni. Anzi: un soggetto che soffre di asma può e deve fare sport perché esistono delle terapie farmacologiche che sono in grado di prevenire l’asma da sforzo indotto. Chi si cura bene è in grado di fare qualsiasi tipo di attività, sia agonistica che amatoriale. L’unico consiglio che posso dare è quello di seguire una terapia che duri per lunghi periodi di tempo. Bisogna infatti sempre considerare che, anche se si soffre di asma a livello occasionale, la patologia è cronica, e come tale deve essere trattata, perché gli episodi possono essere intermittenti ma l’infiammazione è cronica. Solo i bambini in fase di crescita possono guarire del tutto dall’asma”.

Come si cura l’asma? Quali farmaci bisogna assumere?

“Ci sono spray che hanno il principio attivo del cortisone e agiscono anche da broncodilatatore. Alcuni di questi riescono a funzionare anche per 24 ore dalla somministrazione. Le dosi di cortisone sono talmente basse che non portano a nessun effetto collaterale. Chiaramente sono farmaci che gli atleti devono comunicare alle autorità competenti perché, da soli, migliorano la capacità respiratoria”.

Dott. Marino De Rosa

 

 

 

 

 

 

 

 

a cura di Carlo Gugliotta Copyright © INBICI MAGAZINE

 

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