Adesso possiamo certificarlo e metterlo per iscritto: il Giro d’Italia 2019 è stato vinto dal corridore più forte. Possiamo stare a parlare per ore del percorso, del fatto che avrebbe dovuto esserci più salita, soprattutto nella prima parte di percorso, o fare una terza settimana più dura. Non è questo il momento di parlarne: il Giro d’Italia viene presentato a ottobre, e i corridori conoscono il tracciato con il giusto anticipo per potersi preparare.
La Movistar di Eusebio Unzue non vinceva la corsa rosa dal 2014: in quella circostanza ci fu il trionfo di Nairo Quintana. 5 anni dopo, al Giro d’Italia vediamo la nascita di un altro campione che deve ancora migliorare molto (la cronometro di oggi ne è la prova), ma che in salita riesce veramente ad essere uno dei più forti. Il suo modo di scattare è davvero impressionante: non ha paura della fatica, vuole attaccare e non voltarsi mai indietro, per giungere da solo all’arrivo.
Dei diretti avversari, l’unico che non ha nulla da recriminare è Vincenzo Nibali: lo Squalo dello Stretto ha fatto davvero il massimo, è andato bene nella cronometro ma in salita ha forse avuto meno fantasia di ciò che ci si sarebbe aspettati, ma è anche vero che la fantasia è nulla senza le gambe. L’unico che può recriminare qualcosa è Roglic: è andato come una moto nelle prime due cronometro, poi si è ritrovato con dei direttori sportivi non all’altezza del suo talento. Insomma, prima dei prossimi appuntamenti, sarebbe meglio che in casa Jumbo-Visma tutti si facessero un esame di coscienza.
Nel frattempo, concediamo il giusto riposo a Richard Carapaz prima di rivederlo sfrecciare in salita.
Da Verona, Carlo Gugliotta per InBici Magazine