Il ciclismo è stato una pagina fondamentale della vita per Moreno Moser e oggi, grazie ad Eurosport, continua ad esserlo anche se – come dice lui – “indirettamente”. Tre anni fa poi la scelta di trasferirsi a Milano per seguire un’altra sua passione, quella legata al mondo del design. Rampollo di una delle famiglie ciclistiche più famose d’Italia, Moser si è iscritto allo IED, l’Istituto Europeo del Design – indirizzo design della comunicazione – e quest’estate conseguirà la laurea.
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Che idea ti sei fatto di quest’inizio di stagione?
“Fino ad ora è stata una stagione di conferme rispetto alla passata, sta confermando quello visto dallo scorso anno: ci sono un paio di corridori che dominano la scena e tutti gli altri sono ad un livello inferiore”.
Il percorso del Giro d’Italia si prospetta scoppiettante, con il secondo arrivo di tappa ad Oropa che darà subito i primi segnali. E poi la partecipazione di Tadej Pogacar che è il valore aggiunto di questa edizione…
“Sarà un peccato non vedere Van Aert che quasi sicuramente sarà costretto a saltare il Giro e questa è una grande perdita perché sarebbe stato un corridore fondamentale. Vedere Van Aert di supporto a Vingegaard mi fa male al cuore e questo non serve né a lui né allo spettacolo, sperando chiaramente che riesca a recuperare. Salvo imprevisti Pogacar sarà il dominatore della Corsa Rosa”.
Pensi che Pogacar possa essere l’uomo giusto per tentare l’accoppiata Giro-Tour?
“Sì, credo che per assurdo possa arrivare al Tour in una condizione migliore rispetto alla passata stagione, perché potrebbe fare il Giro tenendo un po’ di riserva in vista del Tour”.
Da chi dei nostri ragazzi ti aspetto il salto di qualità?
“Milan sta confermando il suo talento e in queste Classiche ha dimostrato un ulteriore salto di qualità”.
E da chi, fino ad ora, ti saresti aspettato di più?
“Non c’era nessuno che avesse fatto delle promesse incredibili e quindi di poter competere ad altissimi livelli in ogni corsa. Bettiol è tornato ai livelli del 2019 e sono sicuro che lo rivedremo ancora protagonista. Ganna sono convinto che avrebbe potuto vincere la Sanremo, perché se avesse fatto un attacco come Pidcock sono certo che nessuno l’avrebbe più ripreso”.
Quali saranno invece la prossime corse che commenterai insieme a Magrini e Gregorio?
“Roubaix, Liegi e poi il Giro d’Italia”.
In veste di commentatore qual è l’aspetto che più ti piace?
“Avere l’opportunità di poter raccontare ciò che penso, che in realtà è quello che vorrebbero fare un po’ tutti. Noi abbiamo il grande privilegio di rendere le cose che diciamo pubbliche e di poter quindi raccontare il nostro punto di vista”.
E quello più complicato?
“Riconoscere i corridori, sono veramente tanti e quelli con cui ho corso sono sempre meno. Un altro aspetto sicuramente difficile è il dover ragionare su cosa fanno un ventina di squadre, ognuna con la propria strategia e spesso il rischio è quello di concentrarsi solo sulle formazioni favorite, ma la verità è che il 90% delle squadre corre per i piazzamenti e se non sei super attento rischi di perdere dei dettagli fondamentali. Il ciclismo secondo me è uno sport difficilissimo da capire, da raccontare, ci sono mille sfaccettature, mille regole e mille strategie non scritte che dipendono da tanti fattori come ad esempio il vento o le varie classifiche. E’ uno sport davvero complesso e mi rendo conto quanto sia di difficile comprensione per chi non è dell’ambiente, questo per me è un valore aggiunto. E’ uno sport che richiede impegno anche nel guardarlo che poi è l’aspetto romantico di questo sport. In un mondo che va a mille all’ora, dove tutto deve essere immediato e di facile comprensione, il ciclismo è legato ad un contenuto più antico e questo è un qualcosa su cui riflettere”.
Dai microfoni hai avuto modo di cogliere nuovi aspetti del ciclismo?
“Sicuramente da come oggi i corridori approcciano le corse c’è tanto da imparare e mi faccio qualche esame di coscienza sulle cose che posso aver sbagliato io durante la mia carriera, magari sull’approccio alle corse o sull’alimentazione, ma con i ‘se’ e con i ‘ma’ non si va da nessuna parte”.
Cosa ti manca di più del ciclismo pedalato?
“Le esperienze e le persone che conosci, sono delle grandi opportunità di vita”.
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