IMOLA – “Abbiamo preso il massimo che si poteva raggiungere, abbiamo battagliato contro uno squadrone olandese e siamo riusciti a portare a casa una medaglia. Abbiamo fatto il massimo”. Come al solito, Dino Salvoldi è decisamente chiaro e lucido nell’analizzare la situazione al termine della gara valevole per il mondiale. “Le ragazze hanno corso e hanno conquistato questo bronzo con il cuore, perché con le gambe c’è troppa differenza, così come c’è differenza tra l’Olanda e il resto del mondo”.
Training Camp Spagna Costa Blanca
A Gennaio e Febbraio pedala con la tua bici
dove si allenano i campioni del Tour de France, Giro d'Italia e Vuelta Espana
Scopri di più
L’ottimismo di Salvoldi si è trasformato in una medaglia mondiale: “La consapevolezza di avere un’atleta in grande condizione ci ha motivati a fare bene. Quando la Van der Breggen ha attaccato abbiamo accettato di correre per il secondo posto: con Elisa avanti insieme alle altre tre atlete non aveva senso insistere nell’azione, l’ideale è stato farla riassorbire dal gruppo per farla salire almeno sul podio”.
Il percorso di Imola è stato molto duro: Marta Cavalli e Katia Ragusa, seppur giovanissime, si sono messe in grande evidenza: “Abbiamo un gruppo di atlete molto giovani pronte a fare bene in campo internazionale, ma non su un percorso duro come quello di oggi. Non hanno ancora l’esperienza necessaria per poter fare la differenza su un tracciato del genere”.
Elena Cecchini, che molti immaginavano potesse essere l’alternativa alla Longo Borghini, ha perso contatto dopo il primo attacco della Van der Breggen: “Non sono deluso da Elena Cecchini, sapevo quale fosse la sua condizione e l’ho voluta portare lo stesso perché sapevo che comunque avrebbe potuto svolgere un buon lavoro per la squadra nella prima parte di corsa, quindi non posso parlare di delusione perché ha svolto il compito che le spettava”.
A cura di Carlo Gugliotta, inviato ai mondiali di ciclismo a Imola per InBici Magazine